I demoni non
giocano a flipper
Una donna completamente vestita di nero camminava svelta attraverso la folla di persone dirette al lavoro. Erano le otto di mattina e in una città ultra popolata come quella era pieno di persone che marciavano frettolose verso gli uffici. Lei, più di tutti, sfilava fiera verso il palazzo Sede della DDNPF –Demons Do Not Play Flipper, associazione fondamentale per vita umana in una città piena zeppa di demoni come quella in cui viveva.
Nonostante fosse semplice e forse un po’ troppo banale, adorava la sua uniforme da lavoro. Una gonna nera, che le arrivava gualcita e composta fino al ginocchio, un paio di scarpe col tacco –non troppo alto- dello stesso colore, una camicia bianca e una giacca di pelle nera, dal taglio classico. Il tutto accompagnato dalla sua carnagione pallida, dalla sua chioma color pece sempre stretta in una severa coda di cavallo che non lasciava scappare nemmeno un capello e dal suo paio di occhiali rettangolari trasparenti, dalla montatura leggera che nascondevano in parte i suoi occhi color nocciola tirati in un’ espressione corrucciata.
Ad un tratto una professionale e fastidiosa suoneria telefonica disturbò la sua marcia composta e la donna dovette estrarre il cellulare dalla ventiquattrore nera per rispondere. Non aveva bisogno di guardare chi fosse sul display, le uniche telefonate che riceveva erano per lavoro. - Stupiscimi -
“Signorina Stewart. –salutò la voce dall’ altra parte dell’ apparecchio. – Li abbiamo trovati.”
- Fantastico – commentò la donna, freddamente compiaciuta. – Esponi più a fondo, Roger -
“Sono quattro, in uno scantinato di un palazzone di periferia, quartiere industriale. A giudicare dall’ aura che emanano sono demoni di grado superiore, non i soliti inferiori.”
La donna ci accigliò appena e strinse le labbra. – Sto arrivando. Non fate niente senza il mio consenso – ordinò, perentoria, accelerando il passo, senza tuttavia scomporsi. Richiuse il telefonino e lo ripose in una tasca della giacca di pelle. E ora, al lavoro, pensò.
Una voce profonda e gracchiante scoppiò in una grassa risata. – Chaun, hai perso di nuovo! -
Swish. Una sfera di fuoco sfrecciò nell’ aria e andò ad abbattersi contro un tavolo, che prese fuoco. – Chiudi il becco, Loki. Mi hai ingannato! – sbottò l’essere chiamato Chaun.
Il demone sghignazzò, e alzò le spalle. – Non essere così ottimista. Sei tu che sei una schiappa. Chi è il prossimo? Tu, mia cara, incantevole Eris? Valefar, amico? –
La figura femminile che rispondeva al nome di Eris si alzò dal suo scanno e camminò ancheggiando soave fino a raggiungere il demone che l’aveva invitata a giocare. – Loki, mio caro, se fossi in te non mi sfiderei … - soffiò, a pochi centimetri dalle sue orecchie. Gli posò un mano sulla spalla e gli sorrise.
Il demone rise, ma la sua risata si smorzò quando il sorriso di lei si trasformò in un ghigno, e il suo tocco diventò una stretta ferrea. I lunghi artigli di Eris ferirono la pelle di Loki, che ringhiò di dolore agitò le ali nere da drago per divincolarsi dalla presa. Fissò il demone della discordia con i suoi occhi rossi di collera e agitò la coda da rettile, sferzando l’aria densa e umida di quello scantinato. Eris rise forte. – Ti avevo avvisato -
- Ti insegno io ad avere rispetto per gli uomini – ruggì il demone, la spalla ancora sanguinante. Alzò una mano e iniziò ad accumulare energia. In pochi secondi un’ altra sfera di luce rossa era comparsa sul suo palmo.
Eris lo sfidò con lo sguardo. Non c’era speranza per lui: lei era il demone del caos e della discordia.
Valefar posò una mano sul braccio di Loki, e lo abbassò. – Suvvia, non fare sciocchezze, amico mio – suggerì. – Siamo qui per svagarci, per le lotte si avrà tempo in altri momenti -
- Ottimo – sibilò Eris, incrociando le braccia, scontenta. Ordine. Per quale motivo Valefar, demone dei ladri, doveva mettere ordina mentre lei cercava di creare il caos? Caos. Socchiuse gli occhi, gustandosi quella parola. Al solo pensiero del caos le venivano i brividi. Eris, regina del caos e della discordia. Respirò a fondo per gustarsi meglio il suo appellativo.– Scansati, Chaun, ora tocca a me. – proclamò, prendendo il posto dell’ altro di fronte al flipper.
Loki ghignò. Sarebbe stato bello vedere Eris stracciata dal suo flipper truccato.
Anche Eris, una volta voltate loro le spalle, sorrise beffarda. Gliel’avrebbe fatta vedere lei a quell’ imbroglione di Loki e ai suoi trucchetti. La signora del caos non poteva essere ingannata, non ci si poteva prendere gioco di lei.
- E’ questo il luogo? – domandò la donna, fissando una viuzza di periferia, nel pieno del quartiere industriale.
- Affermativo – rispose un uomo in divisa. Indossava un casco protettivo blu scuro, e aveva uno scudo di quelli usati durante le guerriglie tra forze dell’ ordine e folle inferocite. – Dobbiamo fare irruzione? -
La Stewart strinse le labbra in segno di disappunto. – Non ce ne sarà bisogno, conducetemi all’ interno – sibilò, un bagliore le attraversò lo sguardo: pura e violentissima ira.
Eris si leccò le labbra con soddisfazione. – Ira... – sospirò aspirando l’aria a pieni polmoni. Percepiva il profumo della collera a chilometri di distanza e se ne cibava. L’ ira portava sempre alla discordia, se non ne era sintomo. Ad ogni modo, le due cose erano strettamente legate e lei non poteva che bramarle. La biglia all’ interno del flipper si bloccò a metà lancio, mentre la signora del caos allonava momentaneamente le mani dall’apparecchio.
- Hey, che stai facendo, Eris! – protestò Loki. – Non puoi fermare la pallina, gioca lealmente! -
- Disse il demone degli inganni – bofonchiò Chaun facendo ridere Valefar.
- Chiudete il becco, subclassati che non siete altro! – li zittì Eris con superbia. – Non sentite tutta questa ira che si avvicina? – aspirò l’aria come se stesse assaporande il profumo più gustoso.
Chaun chiuse gli occhi e si concentrò. Oh, sì che la percepiva.
- Drogati – bofonchiò Loki. – Eris, riprendi a giocare, non puoi imbrogliare così! –
La regina del caos si voltò famelica verso il demone a capo di tutti gli inganni. – Taci, fottuto imbroglione! Ricorda che potrei farti fuori in pochi attimi! Io sono... –
La porta si spalancò con un fran fragore. – ERIS! –
La donna vestita di nero entrò nello scantinato con un cipiglio furioso in volto. La zaffata di ira che la accompagnava fece sospirare la signora del caos come una ragazzina di fronte al suo attore preferito. – Melanie...- soffiò. – Tutta questa collera... dovresti arrabbiarti più spesso – ghignò malefica.
- Melanie! – berciò lei. – Melanie?! Non prenderti tutta questa confidenza, Eris, ricordati chi sono. Senza di me sareste già stati eliminati da tutti questi nuovi esorcisti! Che diavolo è quello? – gridò indicando il flipper. – Credevo fosse eloquente, sottospecie di spiritelli troppo cresciuti, che quando dico IL FLIPPER è PROIBITO, significa che non potete GIOCARCI! – abbaiò. Una vena le pulsava forte sulla tempia.
Eris sorrise e fluttuò rasoterra fino alla donna. Annusò la collera di cui schiumava, come un cane che gusta l’odore della bistecca un attimo prima di addentarla.
- Allontanati, bestia – sputò Melanie Stewart, lanciandole uno sguardo d’odio. Inziò a marciare per lo scantinato, ignorando il tavolo che ancora bruciava fin dalla sconfitta di Chaun. – Tutto il mio lavoro se ne andrà in fumo se dei demoni di livello superiore come voi se ne stanno rintanati qui dentro a drogarsi di flipper e giochi umani –
Loki si inchinò di fronte alla donna con fare di sottomissione. – Mia signora, noi non... –
- Taci, idiota! – sbottò la donna. – Scommetto che è stata un’ idea tua, vero? Sei un idiota, Loki! Come puoi fornire queste stronzate a dei demoni di livello superiore? Non sai come finiscono questi cani quando hanno a che fare con i giochi umani? Drogati. Come gli uomini con le sigarette, con l’alcohol, il potere e le droghe. E io cosa me ne faccio di demoni drogati, Loki? Niente. Sono inutili, completamente assuefatti da quegli aggeggi! -
Eris ghignò. – Ovviamente è stato lui a introdurlo qui – spifferò, sentendo un sensazione di incredibile piacere quando il demone dell’inganno si voltò a guardarla con ira, per poi rivolgere uno sguardo di puro e semplice terrore alla Stewart.
- Meriti una punizione, Loki -
- No, mia signora, no! Le prometto, le giuro sul mio onore che ... –
La donna rise beffarda. – Promesse? Onore? Ma non farmi ridere. – estrasse dalla ventiquattrore un’ appuntita croce di argento. - Riposa in pace, Loki, re degli inganni – scagliò il crocefisso contro il demone che immediatamente prese fuoco e si consumò tra grida e dolore, sotto lo sguardo famelico di Eris.
Melanie Stewart si sietmo gli occhiali sul naso, e lasciò vagare lo sgaurdo severo su ognuno degli altri demoni presenti nella stanza. – Qualcun altro ha intenzione di disobbedirmi? Chaun, smista queste ceneri al loro posto, portale nell’ aldilà. Eris, Valefar, voglio un bel po’ di aggressioni, incidenti e furti, oggi, quindi vedete di darvi da fare. Il mese prossimo prendo le ferie e per allora voglio aver fatto un bel po’ di soldi in salvataggi. Andate –
Chaun annuì e sparì in un attimo, portando con se i resti di Loki.
Valefar fece un inchino e si volò via, attraversando le pareti non diversamente da come avrebbe fatto un ectoplasma.
Con un ghigno di soddisfazione anche Eris sparì, in una nuvola di fumo, non prima di avewr annusato per un ultima volta il prosumo della collera di Melanie e del terrore di Loki che ancora impregnavano l’aria assieme all’ umidità e alla puzza di muffa.
Melanie si lisciò con le mani la gonna nera e lanciò un' ultima occhiata di fuoco a quell' apparecchio comunemente chiamato flipper. - I demoni non giocano a flipper - bofonchiò, irata.
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