21 marzo 2011

(1)

Nicholas avanzava a passo sicuro nel corridoio.
Non c’era niente che potesse fermarlo. Capelli castani, occhi blu, fisico atletico. Era oggettivamente un gran bel ragazzo. Era il capitano della squadra di pallanuoto, aveva tutta la scuola ai suoi piedi. Tuttavia il suo buon carattere non era stato intaccato dalla popolarità, rimaneva un tipo gentile e simpatico. 
Si guardava intorno, sorridente e salutava quasi tutti, mentre il suo sguardo –ora più sicuro e deciso che mai- cercava una biondina in particolare. Scorse la sua amica, Kate, che, seduta sulla scrivania dei bidelli, osservava il fondo del corridoio. Tamburellava le dita sulla superficie legnosa, frenetica.
Stava aspettando qualcuno. Stava aspettando lei. 
“Prendi il coraggio a quattro mani, Nick” gli avevano detto i suoi amici. “Sei il ragazzo più popolare della scuola. Vai e prenditela. Usa uno dei trucchi di Ian”. Sorrise tra sè. Sì, avrebbe usato uno dei trucchi di suo cugino, di cui aveva ereditato il posto. 
Passò di fronte a Kate e si diresse lungo il corridoio che portava ai bagni. Lei doveva essere là, da qualche parte. 
‘Eccola’, esultò mentalmente, vedendola. Avanzava timida come sempre, splendida nel suo minuto e delicato aspetto. Era così piccola che veniva voglia di proteggerla. E l’avrebbe protetta lui, da ogni cosa.
Il sangue gli pulsava nelle orecchie mentre le andava incontro.
Non avevano mai parlato, non aveva mai osato violare la riservatezza di lei con le sue futili parole. Si limitava ad osservarla da lontano, da cinque lunghi anni. Osservare i lunghi lisci capelli biondi. Le arrivavano fino al fondo schiena. La pelle diafana, perfetta. Sembrava una bambola di porcellana, fragile, impassibile. 
Non parlava mai con nessuno. Sempre timorosa ed irrequieta. Un pulcino spaventato. 
Teneva costantemente lo sguardo basso e quando lui le passava vicino, o per una fortunata coincidenza incrociavano gli sguardi, sulla piccola fronte di lei si formava una tenera ruga d’espressione.
Lei era diversa da tutte le altre. Diversa da tutte quelle che lo osservavano sognanti e cercavano di comprarsi le sue attenzioni facendo gli occhi dolci e ridacchiando continuamente, civettuole.
Lei era diversa. Meritava il suo rispetto, le sue attenzioni. 
Lui era forte, premuroso, perfetto per lei. Voleva proteggerla dagli sguardi, altrui. Difenderla dalle cattive voci, dai giudizi e dai male intenzionati. 
Voleva farla sentire amata e al sicuro. Voleva farle capire che non doveva aver alcun timore di stare al mondo, perchè c’era lui lì con lei.
Ecco. Era giunto il momento. Finalmente erano a pochi passi l’uno dall’altra. 
Lei sembrava agitata. Nicholas vide spuntare la piccola ruga, come sempre. 
Gli aumentò il battito cardiaco. Il sangue gli pulsava nelle orecchie. 
Cinque passi. Quattro passi. Tre passi. 
Erano l’uno di fronte all’altro. 
Avrebbe usato il vecchio trucco numero ventisei, era deciso. Era la cosa migliore e sicuramente la più efficace. 
Si fermarono. 
Fecero entrambi un passo a sinistra.
Un passo a destra.
Un altro a sinistra.
Lei si fermò di nuovo e lui la imitò. Nicholas le porse un sorriso di scuse. 
La osservava dall’alto, lei gli arrivava solamente al torace. Lui era alto, lei era minuscola. Aveva una voglia matta di abbracciarla.
Lei, che aveva tenuto lo sguardo basso tutto il tempo alzò il capo. Puntò i dolci occhi da cerbiatta, color nocciola, nei suoi. 
Il cuore di Nicholas perse un battito. Le sorrise, sforzandosi di essere forte e non farsi prendere dall’emozione. Vide le sottili e chiarissime sopracciglia piegarsi in un’espressione corrucciata. Era così... così minuscola. Una bambina offesa. Tremendamente tenera.
- Ti levi dalle palle?! -
Quattro parole. Voce fredda, severa e perentoria. Un ordine stizzito. La prima volta che gli rivolgeva la parola. Un momento magico. Avrebbe dovuto essere un momento magico. Il sangue gli si era gelato nelle vene. - Smettila di seguirmi ovunque vada, razza di dannato maniaco! Sono cinque anni che non fai che fissarmi! Sei fastidioso! – aggiunse, a voce forte e chiara. Decisa, forte, iraconda. Scartò il ragazzo e raggiunse l’amica imprecando a mezza voce come uno scaricatore di porto. 
Nicholas era impietrito. Fissava il vuoto, sconcertato. 
Il suo pulcino indifeso...

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